Attitudini nel servizio

2 lettera di Paolo ai Corinzi

In questa lettera, l’apostolo Paolo si svela apertamente ed esprime con tanta libertà il suo amore e i suoi sentimenti. Tutti noi possiamo facilmente comprendere la grande tenerezza, le gioie ed i timori, che albergano nell’intimo del suo cuore. Certamente l’esperienza dell’Apostolo è tra le migliori, per offrirci tutte quelle caratteristiche necessarie per un benedetto Ministerio cristiano e risponde a tutti coloro che hanno la necessità di confrontare l’esercizio del proprio ministerio alla luce della Parola di Dio.

1. L’attitudine del ministerio
Le decisioni e la predicazione di un ministro non devono essere dettate da uno spirito di leggerezza e di mutabilità, ma devono essere conseguenza di attente riflessioni in cui ci si propone di seguire la guida dello Spirito Santo. Il ministro manifesta un vivo interesse per la comunità, agendo con zelo e premura.
a. Sincerità (1:12). Il termine “eilikrineia” tradotto “sincerità” significa: chiarezza, schiettezza, e indica la purezza ed elevatezza dei moventi ai quali Paolo obbedisce. Non vi è in essi nulla di basso, di egoistico, di peccaminoso (2:17; 4:2; Cfr. 1 Tessalonicesi 2:5).
b. Coerenza (1:17). Il ministro non agisce con superficialità, secondo la natura umana corrotta, spinto da considerazioni puramente egoistiche, ma riflette, valuta, per essere testimone della verità (1 Corinzi 1:23). c. Premura (1:23,24). I credenti devono essere disciplinati (cfr. Atti 20:17-21,28; 1 Timoteo 4:6,11,15; Colossesi 4:17), affinché possano godere pienamente le benedizioni divine (cfr. 12:14,15).

2. L’attività del ministerio
Dio concede dei successi visibili ad ogni ministerio fedele. Tali successi testimoniano dell’efficace e glorioso ministerio che Egli affida e della leale franchezza con cui i ministri lo esercitano.
a. Efficacia (2:14). Il ministerio dell’apostolo è costellato dalle vittorie che Dio gli ha concesso: Paolo era scampato da un grave pericolo (1:8-10); aveva avuto successo la sua evangelizzazione in Troas (2:12); i credenti di Corinto avevano accettato gli ammonimenti (7:6).
b. Superiorità (3:5,6). Il ministerio del Nuovo Patto (Geremia 31:31-33), è di gran lunga superiore per natura e per durata (3:7,8). Proclama la “Buona notizia” di Cristo Gesù, crea “vita spirituale” nell’uomo “morto nei falli e nei peccati” (Giovanni 6:63; Efesini 2:1) e toglie via l’impotenza dell’uomo nell’osservare la Legge di Dio (Romani 8:3,4).
c. Franchezza (3:12). Il termine “Parresia”, significa libertà di parlare (Atti 2:29), libertà di azione (Atti 4:13). Questa franchezza indica l’attuazione dell’autentica predicazione (Efesini 6:18,19).

3. La realtà del ministerio
Insieme ai successi, il ministerio è accompagnato da infermità, sofferenza ed incessanti pericoli.
a. Un tesoro in vasi di terra (4:7). I ministri non sono che vasi di terra nei quali è “conservato il tesoro di un altro”. Sono deboli, e per questo in loro la potenza di Dio è resa perfetta (12:9); si trovano in circostanze umilianti, ma la potenza divina li libera facendo di quelle circostanze un’occasione in cui si manifesta la gloria di Dio (4:8,9); sono fragili, ma “uomini in Cristo”, quindi hanno la potenza dello Spirito Santo.
b. Speranza nella sofferenza (4:14). Alle sofferenze e tribolazioni che i ministri affrontano, seguirà la gloria eterna (cfr. 4:17,18; 2 Timoteo 2:12; Filippesi 1:21). Comunque l’apostolo non si scoraggia (4:16), prosegue il cammino per la fede (4:13).
c. Devozione nella riconciliazione (11:28). L’Evangelo annuncia che Dio ha compiuto la riconciliazione “per mezzo di Cristo” (Romani 5:8). La nuova vita, ricevuta da Dio, ha come centro il Signore Gesù che è morto e risuscitato (Romani 4:25). Il riscattato, non vive più per i suoi desideri o interessi, ma per servire il Signore (Galati 2:20). Il ministro agisce con tanta dedizione e abnegazione (5:14,15), i suoi moventi, conosciuti da Dio (5:11), devono essere degni dell’opera che egli compie (6:3-10; 1 Corinzi 13:5).
d. Richiesta d’affetto (6:11-13). Dio richiede al suo popolo separazione dal mondo e dal peccato (6:14,15; Giovanni 17:15,16; cfr. 1 Corinzi 5:9-11). Questo, non per un’arida rinuncia, ma per avere un intimo rapporto con Dio e i membri della Sua famiglia. L’Apostolo ai Corinzi di non riversare il loro affetto su altri, ma di ricambia¬re pienamente l’amore e la fiducia che egli nutre verso loro.
e. Esaudimento. Per i ministri esercitare la disciplina a scopo di correzione è sempre un incarico arduo e penoso da seguire (7:8). L’Apostolo agiva con responsabilità, con amore, animato da un vivo desiderio di vedere i risultati positivi che la correzione produce (7:6,9).

4. Il dare nel ministerio
Una delle caratteristiche principali della vita cristiana è il privilegio del dare (8:7,9). Dio è il Padrone della nostra vita, noi i Suoi amministratori. Donare se stessi per il Signore, vale prima per i ministri.
a. Esempi di generosità (8:2). Lo Spirito Santo ispira i cristiani a dare spontaneamente, abbondantemente, e anche a persone mai viste. Tutti i credenti si sentono “uno in Cristo”. Il termine tradotto liberalità, “haplotes”, significa per derivazione semplicità, o sincerità, e si riferisce al dare senza calcolo e senza recondite motivazioni. Il vero segreto del dare, è dare sé stessi al Signore (8:5).
b. I motivi della generosità. L’abbondanza delle grazie spirituali che già possediamo (8:7) e che Dio continua a largirci (9:11); la spinta dell’amore (8:7; 2 Pietro 1:6; Romani 12:10); l’esempio di Cristo (8:9). c. L’interesse alla generosità. Il ministro non svolge soltanto l’opera di insegnante, ma quando si manifesta l’esigenza è pronto ad agire in modo pratico. In situazioni particolari, come nel caso della colletta, bisogna fare una scelta accurata di persone a cui affidare incarichi delicati (8:18,19). E’ importante agire onestamente sia nel cospetto del Signore che dinanzi agli uomini (8:21).
d. La benedizione per i generosi (9:7). Dio ha stabilito una legge secondo la quale egli benedice chi da liberamente (9:6; cfr. Luca 6:38; Proverbi 11:24,25). Tante volte dare significa sacrificio, ma la ricompensa sarà di gran lunga superiore ad ogni sforzo (cfr. Marco 10:29,30). Il nostro servizio supplisce al bisogno dei santi (9:12). Questo spinge i beneficiati a lodare Dio e a pregare per coloro che Egli ha usato. Abbondiamo “del continuo nell’opera del Signore” (9:8).

5. L’autorità del ministerio
L’autorità che il Signore ha dato ai suoi ministri è una realtà (10:8).
a. Gli strumenti dell’autorità (1:12). Le nostre armi non sono suggerite e usate dalla natura umana corrotta, nè fondate su una “sapienza carnale”. I risultati si ottengono solo con strumenti leali e sinceri.
b. Dignità e umiltà. L’apostolo non intendeva riscuotere lodi per un’opera compiuta da altri (10:8,9). Non voleva edificare nel campo assegnato ad altri (10:15,16). I veri ministri non appartengono al numero di coloro che hanno come scopo: esaltare e lodare se stessi! (10:12,13,17).
c. Diritto e autosufficienza (11:7-9). L’apostolo poteva avvalersi di tanti suoi diritti, ma non lo ha fatto. L’evangelo va predicato senza secondi fini, né per interessi personali.
d. Le credenziali. Le vere credenziali di un ministro non sono le sue capacità e i suoi successi, ma piuttosto le sue sofferenze, privazioni, persecuzioni, patite per l’evangelo! (11:30,23).
e. Vanto e freno. L’autorità che ci è conferita, comporta il ricevere dei doni particolari, con il rischio di inorgoglirci. Siamo “disciplinati” da Dio, per tenere ben presente la nostra debolezza ed impotenza (Galati 4:13-15). Quest’ultime permettono alla potenza di Dio di manifestarsi nella nostra vita (12:9).
f. I risultati (10:5; 12:12). I carismi accompagnano colui che da Dio è chiamato al ministerio. Dio suggella, autenticando, la missione che Egli stesso affida al Suo servo (Romani 15:18,19; Ebrei 2:4).
g. Risoluzione (13:1-4). Il ministro deve essere mansueto, paziente e umile, ma, all’occorrenza, deve agire con severità! Il male va aborrito, combattuto, ripreso, estirpato (cfr. Matteo 18:15-18).

Conclusione
L’apostolo esercitò il ministerio con fedeltà (Atti 26:19). Le vittorie, i successi, i risultati raggiunti testimoniano dell’efficacia e della franchezza che Dio gli concesse. Sebbene rivestito di autorità, non si lasciò confondere dall’orgoglio e dalla presunzione umana. Operò sempre con semplicità e lealtà, manifestando sincerità e premura verso coloro che aveva condotto alla verità! Quando si trovò costretto a difendere il suo ministerio e la sua autenticità divina, tenne a precisare:

“Ma per la grazia di Dio, io sono quello che sono” (1 Corinzi 15:10). “…se uno esercita un ministerio, lo faccia come con la forza che Dio fornisce, onde in ogni cosa sia glorificato Iddio per mezzo di Gesù Cristo, al quale appartengono la gloria e l’imperio nei secoli de’ secoli. Amen” (1 Pietro 4:11).

Marco Vario
Riunione mensile delle chiese ADI delle province di Avellino, Benevento, Campobasso e Isernia
Apice (BN), 16 giugno 2007


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